Se ora il mio riflesso non mi fa più paura né mi manda in depressione, non è grazie alle sedute dallo psicologo, ma ai libri, alla meditazione e alla calma. Accetto di fare meno cose ogni giorno, anche se le liste si allungano. Inizio a capire che quelle liste non parlano di me, ma sono solo inconsci appunti delle mie paure.
Vedo un amico una volta in meno, ma quando lo vedo, è davvero perché lo desidero, e posso offrirgli la mia totale attenzione. Do priorità al lavoro, ma senza dover pensare solo a quello. Anche nei momenti di stress, “curo” ogni attimo della vita, cercando di togliere anziché aggiungere distrazioni alla mia attenzione.Scegliendo di non fare, a volte si fa così tanto.
Quanto possiamo curare un momento della vita?
Non curare come si cura un malato, né curare nel senso di avere cura di qualcosa. In questo caso “curare” più nel senso di elevare ogni momento, di “rilegare” un momento della propria vita, come pagina speciale del libro della propria esistenza.
A volte mangio in piedi con il piatto in mano, guardando il cielo e assaporando quel boccone. Tralasciando alcune cose, scopro sempre più che sono solo contorno. A volte non metto la tovaglia se sono da solo, e si potrebbe pensare sia il contrario di curare; invece mi concentro su ciò che per me conta: riduco al minimo, mastico lento, gustando la meraviglia di quell’istante irripetibile.
Mi chiedo spesso perché la vita venga vista come composta da attimi di “serie A” e di “serie B”, quando invece ci sono solo attimi che decidiamo di vivere e altri in cui neanche entriamo. Attimi che diamo per scontati, su cui scivoliamo in attesa di ciò che viene dopo, entrando così in un cerchio in cui giriamo su noi stessi.
Qualche giorno fa ho fotografato qualcosa che non avevo mai davvero notato da qui: il tramonto a Milano, una città che ho sempre accusato di non avere un “luogo per guardare il tramonto” (sempre paragonandola ad altre città più belle dove ho vissuto). Alla fine ho scoperto che ce l’avevo dentro di me quel posto. Spero che chi abita nell’appartamento della foto, nei momenti in cui il sole sbuca, si sieda lì davanti e si faccia attraversare dall’infinito.
Sto provando a non desiderare sempre ciò che voglio, ma ad abbracciare ciò che ho. Riuscire a guardare indietro con serenità, e sentirmi ora dove devo essere. Ovvero qui, ovunque, e da nessun parte allo stesso tempo.
Ale
